Il tè verde fa parte della medicina popolare cinese da 4000 anni, ma è solo negli ultimi 2 decenni che abbiamo assistito in Occidente a una vera mania per questa bevanda dissetante e corroborante.
Cosa lo rende così popolare? Le proprietà di questo tipo di tè sono molteplici, ma ciò che lo rende straordinario è che contiene un antiossidante chiamato epigallocatechina gallato, o EPGC. Secondo studi scientifici, l’EPGC e gli altri composti chimici presenti possono aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e di alcuni tumori.
Ma perché proprio il tè verde e non altri tè? Perché contiene 10 volte più EPGC del tè nero. Questa differenza sarebbe spiegata dal fatto che le sue foglie, a differenza di quelle del tè nero, non vengono fermentate.
I vari tè del mondo non provengono da specie diverse di piante del tè, ma da una sola, la Camellia sinensis. Sono invece classificati in 4 tipi, che differiscono tra loro per il procedimento di lavorazione, e si distinguono in base all’aspetto delle foglie pronte per il consumo: Bianche, Verdi, Oolong e Nere. Per il tè bianco, le foglie vengono solo fatte appassire e poi essiccare; per il tè verde, vengono “stabilizzate” – un processo termico che può essere eseguito con calore secco (tostatura) o calore umido (vaporizzatura), che inibisce gli enzimi responsabili dell’ossidazione e permette quindi alle foglie di mantenere il caratteristico colore verde. Per il tipo Oolong e per il tè nero, le foglie sono sottoposte a fermentazione, un processo di trasformazione biochimica per opera di microrganismi in opportune condizioni di calore e umidità.
Per ottenere i massimi benefici antiossidanti del tè, si mettono in infusione circa 2 g di tè in una tazza di acqua bollente e si lascia riposare per 8 minuti.
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