Se anche a voi, così come a me, è capitato che l’Alzheimer abbia colpito una persona cara, e se siete molto spaventati da questa malattia, sarete felici di sapere che abbiamo a nostra disposizione delle armi per contrastarla. Numerose ricerche ci mostrano delle strategie che possiamo adottare per prevenire questa terribile malattia.
Sappiamo che l’omocisteina, uno scarto metabolico, è associata a numerose malattie degenerative. Un tasso elevato di omocisteina è un fattore di rischio per l’atrofia del cervello e per la progressione della malattia di Alzheimer.(1) Sappiamo anche che il modo migliore per ridurre il tasso di omocisteina è assumere delle vitamine del gruppo B (B6, acido folico, B12), e che l’assunzione di un complesso B aiuta rallentare l’atrofia cerebrale.(2) Tuttavia non sempre gli studi sulle vitamine B hanno dato esiti positivi, a causa della grande variabilità dei protocolli di studio: dosi diverse, stato dei pazienti all’inizio dello studio, associazione o meno con altre sostanze, ecc. D’altra parte la meta-analisi non è giunta a un risultato conclusivo sull’effetto delle vitamine B sul declino cognitivo.(3)
Sappiamo che alcuni studi sugli omega 3 hanno dimostrato il loro effetto sulla salute del cervello. Di fatto si è constatato che il declino cognitivo è inversamente proporzionale al tasso di omega 3, particolarmente dell’ADH.(4) L’assunzione di integratori di omega 3 aiuta il corpo a sbarazzarsi delle note proteine amiloidi nel cervello.(5) Anche in questo, e per le stesse ragioni di prima, non tutti gli studi sono conclusivi.(6)
E se l’effetto delle vitamine B fosse determinato dagli omega 3, e viceversa? In altre parole, è possibile che questi due gruppi di sostanze lavorino congiuntamente per la prevenzione del declino cognitivo? Un po’ come accade per la pioggia e il sole, entrambi necessari per la vita delle piante. Presi singolarmente non sono sufficienti. Ne consegue che il fallimento dei trattamenti con uno solo di questi gruppi di sostanze (vitamine B o omega 3) è dovuto alla carenza dell’altro, e che il successo dipende da un apporto sufficiente di entrambi…
Nell’edizione online dell’American Journal of Clinical Nutrition, il Dr. Imrich Blasko, del dipartimento di psichiatria dell’Università di Innsbruck in Austria, ha pubblicato un’editoriale che articola questo punto fondamentale. Egli rileva che il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer dovuto alla presenza del gene dell’apolipoproteina E (allele E4), potrebbe essere attenuato con un’integrazione di ADH (omega 3), e che un tasso sufficiente di vitamine B e una bassa concentrazione di omocisteina sono necessari per la distribuzione e l’utilizzo ottimale degli omega 3.(7)
D’altronde è proprio ciò che hanno dimostrato F. Jernerén e i suoi collaboratori dell’Università di Oxford, in Inghilterra: le vitamine B sono utili se gli omega 3 sono presenti in quantità sufficiente.(8)
Il Dr. Blasko sottolinea però che in questo quadro manca ancora la capacità di individuare i pazienti a rischio, e che non si possono raccomandare delle profilassi prima di avere maggiori conoscenze in merito, e che quindi sono necessarie ulteriori ricerche.(7)
Qui non mi trovo d’accordo. Per noi persone comuni, che hanno un fattore di rischio (genitore malato di Alzheimer), o che semplicemente vogliono conservare la propria lucidità mentale il più a lungo possibile, queste informazioni non sono forse sufficienti per cercare di allontanare questa spada di Damocle che incombe sulla nostra testa, utilizzando dei mezzi benigni, che hanno effetti benefici su molti livelli e disponibili in libera vendita? Sarei anche curioso di sapere se il Dr. Blasko assume egli stesso degli integratori di omega 3 e di vitamine B. Io scommetto di sì.
Vi sto forse assicurando che se seguirete tutti questi consigli il vostro cervello resterà vigile fino alla fine della vostra vita? No, purtroppo non posso farlo. Tuttavia, grazie a tutti questi mezzi a nostra disposizione, abbiamo la capacità di prevenire i principali fattori di rischio della malattia di Alzheimer.
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